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Qual è la ricetta per lavorare serenamente?

Quanto tempo passiamo in ufficio (o in officina o ovunque lavoriamo)? Diciamo mediamente tra le otto e le dieci ore al giorno (includendo tragitto casa-lavoro e pause varie nel corso della giornata). Il che significa che molti di noi passano al lavoro la maggior parte del proprio tempo. Da qui la mia domanda:

qual è la ricetta per lavorare serenamente?

Esiste una formula magica? O, più semplicemente e verosimilmente, un giusto approccio?

Ci sono persone, scrivevo in un post di qualche anno fa, che passano la maggior parte del proprio tempo a lamentarsi e che, se impiegassero quelle stesse energie per trovare una soluzione ai problemi per cui si lamentano, guadagnerebbero di più e probabilmente vivrebbero anche più serenamente. Non siete forse d’accordo?

Io la vedo così tutt’ora, ma

è vero anche che le cose non sono mai semplicemente bianche o nere. Giuste o sbagliate.

È sempre importante tenere conto di tutte le sfumature del caso.

Vi faccio un altro esempio.
Chi vede il bicchiere mezzo vuoto spesso viene additato come una persona pessimista o addirittura negativa, insicura di sé e incapace di godersi le cose belle della vita.
Chi vede il bicchiere mezzo pieno può sembrare a tanti un irreale ottimista, eccessivamente positivo, irresponsabile e, perché no, magari anche portato all’incoscienza.
Tutti atteggiamenti che, in genere, si riversano poi anche sulla quotidianità lavorativa.

E quindi?
Ecco, io credo che queste affermazioni non tengano conto delle esperienze personali che possono aver condizionato e innescato in quelle persone tali atteggiamenti.
Prima di tutto quindi credo si debba avere rispetto ed evitare i giudizi facili.
Dice qualcuno:

bisognerebbe avere il coraggio di non giudicare. Mai.

In ogni ambiente di lavoro (così come nella vita) troveremo ottimismo e pessimismo, così come lamentele che a noi possono sembrare eccessive: dobbiamo farcene una ragione e imparare a sopportare quelli che, a nostro avviso, sembrano difetti nelle altre persone, cercando quanto possibile di mediare e rimanere umili.

Questo credo sia un ingrediente essenziale della ricetta per lavorare serenamente.

È anche vero però che quando si ha a che fare con i colleghi o – ancor di più – con i clienti è sempre più che consigliabile non trasmettere pessimismo e negatività (se, aihmè, sono proprio pessimismo e negatività ad affliggerci). Ma questo sta anche al buon senso delle cose…

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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