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Un progetto come l’Alternanza Scuola-Lavoro doveva essere migliorato, non ridotto

Per quali ragioni, secondo voi,

il progetto Alternanza Scuola-Lavoro (che ora è stato chiamato “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”) è stato ridotto ai minimi termini?

Io, onestamente, faccio un po’ fatica a comprenderlo. Ne sono stati dimezzati i fondi (che da 100 milioni l’anno sono scesi a circa 50) e sono state ridotte drasticamente le ore obbligatorie da dedicare al tirocinio (di fatto dimezzate anche quelle).
Ciò, nonostante si tratti di un’esperienza considerata molto utile a livello formativo dalla maggior parte degli stessi studenti (soprattutto da chi frequenta gli istituti professionali).

Formazione, stage e tirocini sono temi a me molto cari e che periodicamente mi capita di riprendere. Alla fine dello scorso anno, per esempio, scrivevo che spesso e volentieri in Italia gli stage vengono visti con atteggiamento negativo. Sia da parte degli studenti, che si sentono pagati troppo poco e sfruttati (nonostante siano comunque – per la maggior parte delle volte – alle prime esperienze lavorative e quindi di fatto non ancora in grado di svolgere un lavoro in maniera autonoma); sia da parte delle imprese che, invece di porsi nei confronti dei giovani lavoratori come parte integrante del loro processo formativo, finiscono per approfittarne, scaricando – di fatto – su di loro tutte le attività che nessuno in azienda ha voglia e tempo di fare (come se si trattasse di manodopera a costo zero).

Detto ciò

si tratta comunque di percorsi di fondamentale importanza, proprio perché fanno da collante tra il mondo della scuola e quello del lavoro.

A maggior ragione se pensiamo che una delle più grandi criticità della scuola italiana (e, in primis, degli istituti professionali) è che si fa tanta teoria ma poca pratica, così che quando i ragazzi mettono piede in azienda non hanno quasi idea di cosa significhi lavorare.
È anche per questo che ho sempre considerato l’Alternanza Scuola-Lavoro un’iniziativa estremamente interessante e positiva, nonostante buona parte delle imprese del nostro paese ne abbia fatto un cattivo utilizzo.

Quindi, ripeto, perché ridurre il progetto in questo modo? Tanto valeva, per assurdo, eliminarlo completamente.

Voglio dire che se da un lato l’obiettivo di ridurre le ore obbligatorie da trascorrere in azienda poteva essere quello di assecondare le richieste di docenti e direzioni didattiche in forte difficoltà a trovare e coinvolgere aziende disponibili a dedicare seriamente del tempo alla formazione di giovani studenti, dall’altro la decisione di dimezzare i fondi a disposizione del progetto appare proprio come un non credere nell’iniziativa.

Un progetto come l’Alternanza Scuola-Lavoro, a mio avviso, doveva essere migliorato, non ridotto.

Magari aumentando le agevolazioni nei confronti delle imprese disponibili a formare giovani lavoratori. O anche introducendo dei controlli atti a verificare un uso corretto dello strumento, con tanto di sanzioni in casi di abusi o di utilizzi errati.

Sbaglio?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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