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Cosa serve davvero all’Italia? Partiamo dalla credibilità

Ormai non manca molto alle tanto attese elezioni e un post su questo tema mi pareva d’obbligo. Non per parlare di politica, assolutamente! Ma perché mi piacerebbe capire insieme a voi due cose:

Cosa serve davvero all’Italia?

E cosa dovrebbe fare chi verrà eletto a sostegno dell’imprenditoria e dell’economia italiana?

Le cose da fare sarebbero così tante che mi riesce difficile elencarle tutte senza, per altro, cadere nel retorico. Pertanto preferisco rimandare qualche spunto di riflessione alla prossima settimana.
Oggi invece vorrei parlare con voi di un concetto più elevato e indispensabile al tempo stesso, ovvero

la credibilità.

La mia esperienza mi porta a pensare che il nostro paese all’estero sia più amato che odiato, e questo è un bene. Ciò non toglie, però, che sia ancora molto il lavoro che dobbiamo fare per scrollarci di dosso le “maschere di Arlecchino e Pulcinella” con le quali spesso veniamo identificati.

Oltreconfine ci considerano artisti, geniali e dotati di grandi capacità tecniche e intellettuali, questo sì. Ma al tempo stesso anche poco affidabili, poco credibili e poco gestibili.

Inutile negare che queste generalizzazioni (anche se sbagliate in quanto tali) sono probabilmente un fardello storico che ci trasciniamo da tempi immemori, supportato in parte dall’inclinazione all’autoflagellazione che ben ci caratterizza, e, in parte, forse anche dalle non poco frequenti campagne mediatiche negative estere. Io credo che forse anche noi potremmo metterci “del nostro” per migliorare almeno un po’ questa situazione.

Pensiamo alla Svizzera, per esempio. Quante volte ci capita di portarla come esempio di paese in cui tutto funziona perfettamente? Eppure anche in Svizzera spesso e volentieri le cose non vanno come dovrebbero.
Ma allora cosa c’è di diverso? Recentemente ho avuto l’occasione di fare un lungo viaggio con un italiano che – ormai da diversi decenni – risiede in Svizzera. Questa persona mi ha raccontato che l’atteggiamento tipico e persistente dei suoi concittadini è quello di negare totalmente e con molta convinzione che in Svizzera ci siano parecchie cose che oggettivamente non funzionano. Oppure, molto più semplicemente, evitano di “far rumore” su notizie di cronaca nera che accadono anche lì come purtroppo un po’ in tutti i paesi.
Ora, non voglio dire che atteggiamenti di questo genere siano giusti e/o da condividere; dico però che

forse noi italiani dovremmo mettere più energie nel sottolineare le nostre qualità – perché di qualità ne abbiamo eccome – che non nell’evidenziare i nostri difetti. Non siete d’accordo?

Se focalizziamo questo discorso alla normalità dei rapporti commerciali, vedo che purtroppo sono ancora molti i paesi e le imprese diffidenti a collaborare con le aziende italiane. Ed è proprio su questo che credo ci sia ancora molto da lavorare. Anche e soprattutto a livello politico…

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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