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Dal settore Punti di vista

Le macchine intelligenti provocheranno una disoccupazione di massa?

Pensate che le macchine intelligenti, i robot, e – più in generale – tutto l’ecosistema che costituisce e costituirà la cosiddetta Industria 4.0 possano provocare una disoccupazione di massa? O, quantomeno, pensate possano ridurre il livello di occupazione? È un discorso che si sente da sempre, probabilmente fin dai tempi della prima rivoluzione industriale, anche se non si parlava ancora di processi automatizzati, né tantomeno di macchine intelligenti. Io non credo che queste nuove tecnologie possano innalzare il livello di disoccupazione. Questo a mio avviso vale per il settore della meccanica, ma anche per la maggior parte degli altri comparti e vi spiego perché.

Partiamo da un esempio concreto. Auto come la primissima Fiat Panda erano estremamente semplici; sulle automobili di oggi invece ci sono tantissimi optional come volante riscaldabile, aria condizionata nei sedili, e così via. Tutti questi optional, però, ci sono solo ed esclusivamente perché vengono prodotti con sistemi tecnologici piuttosto complessi. Se tali tecnologie non ci fossero e questi optional dovessero essere realizzati a mano, sarebbe talmente dispendioso da far lievitare così tanto i costi che non avrebbe senso produrli.
Ho voluto fare questo esempio che mi pare particolarmente emblematico per dire che secondo me le nuove tecnologie – da che mondo è mondo – non portano via il lavoro alla gente, ma semplicemente permettono di realizzare qualcosa che prima non si poteva (o non conveniva) produrre.

A mio avviso un discorso analogo può essere tranquillamente esteso a tutto il comparto dell’industria meccanica, quindi automotive, ferroviario, petrolchimico, navale, e così via. Tutti segmenti caratterizzati da un altissimo livello di automatizzazione oltre che di informatizzazione, ma dove però ciò che è indispensabile – come per esempio potrebbe essere il motore di una nave da crociera – viene realizzato sì con macchine a controllo numerico estremamente complesse, ma sempre controllate e azionate dall’uomo.

Altra questione importante è che anche le macchine intelligenti, i robot e – in generale – tutte le nuove tecnologie devono essere prodotte a loro volta e, di conseguenza, vengono creati nuovi posti di lavoro. Lo stesso vale per tutte quelle professioni collaterali come l’assistenza tecnica, la formazione, eccetera. Questo per dire che alla fine si genera un indotto di lavoro anche per aziende automatizzate.

Quindi:

macchine intelligenti, robot, e – più in generale – tutto l’ecosistema che costituisce e costituirà la cosiddetta Industria 4.0 non tolgono lavoro alle persone. Semplicemente entrano in azienda, creano lavoro che prima non c’era oppure che può essere svolto in parallelo a quello delle persone.

Siete d’accordo?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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