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Punti di vista

Investo o risparmio?

Purtroppo un punto di vista ricorrente nel nostro Paese è che investire sia sinonimo di sperperare. Perciò: “meno investo, più risparmio e quindi mi arricchisco”. Personalmente penso che questo sia sbagliato e controproducente e chi mi conosce lo sa bene. Un investimento – tecnologico o legato alla formazione che sia – è sempre e comunque alla base dello sviluppo. Nel momento in cui si smette di investire, si finisce di portare valore aggiunto alla propria azienda (o alla propria professionalità) e quindi si smette di crescere.

Mi è capitato di sentire gente che lamentava il fatto che l’azienda per cui lavorava aveva comprato un nuovo macchinario e aveva deciso di risparmiare facendo saltare il corso di formazione agli operatori che avrebbero dovuto usarlo. Tanto avrebbero imparato da soli.
Vi sembra ragionevole? Assolutamente no, penso io. Quanto credete che ci mettano queste persone a capire come far funzionare e usare la macchina? E, soprattutto, credete che riescano a individuarne (e in seguito quindi sfruttarne) tutte le potenzialità? E di conseguenza l’azienda in questione ha sfruttato appieno il suo investimento? O per risparmiare qualche migliaia di euro di formazione rischia di perdere gran parte del potenziale frutto del suo investimento e quindi di non averne un effettivo ritorno (o comunque di averlo molto più basso di quanto avrebbe potuto)? Io propendo per la seconda ipotesi…

Ma quando, quanto e dove investire?
Al giorno d’oggi fare un investimento equivale a comprare, per esempio, un macchinario senza avere a priori il lavoro assicurato per ripagarlo (anche perché altrimenti non non si tratterebbe di un investimento).
Per questo è necessario investire in maniera oculata affidandosi al proprio istinto imprenditoriale. Per la gestione dei capitali e dei finanziamenti è inoltre importante stabilire delle priorità, e quindi porsi delle domande. In cosa vale davvero la pena investire? Cosa è indispensabile? Nella fattibilità cosa consentirebbe alla mia azienda di fare davvero un salto di qualità? In che modo potrei entrare in un nuovo mercato? Se quello in cui voglio investire è un bene (un macchinario, per esempio), quanto costa? E ancora: se costa troppo, esiste usato? E così via.

Quanto investire è ovviamente soggettivo. Inutile dire che è altamente consigliabile che un’azienda investa solo quando fa utile. Penso che sia opportuno investire anche quando l’utile è basso, basta farlo poco alla volta e comunque sempre partendo dal presupposto che porterà del guadagno.
In MICROingranaggi investiamo circa il 10% del nostro fatturato. Parlando di investimenti tecnologici, che nel nostro caso specifico consistono nel leasing di macchinari, è essenziale che il guadagno ottenuto sia sempre superiore alla rata mensile, in modo tale che l‘investimento arrivi a pagarsi da solo, a portare ulteriore guadagno che, se opportuno destineremo a un altro investimento. E così via fino ad arrivare ad avere un pacchetto di investimenti.
Così facendo, il problema si pone solo nel momento in cui non si ha più lavoro per ripagare gli investimenti.

Lo stesso vale per la formazione. L’importante è stabilire quanto valore hanno per noi le risorse umane e la loro crescita professionale.
E a questo proposito mi viene in mente una vignetta che girava qualche tempo fa su Linkedin.

formazione_HR

Siete d’accordo? Oppure pensate che in tempi difficili sia meglio risparmiare?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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