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Internet of Things e Smart Factory: a che punto siamo?

Buongiorno e buon anno a tutti!
Oggi vorrei tornare su un tema in parte già trattato, ma utilizzando un approccio decisamente più pratico. Mi riferisco all’Internet of Things (IoT), ovvero all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti.
Se parliamo di IoT a livello generale, i vantaggi che si possono riscontrare sono evidenti e tangibili e le tecnologie necessarie sono già in gran parte state sviluppate. L’esempio classico che si fa sempre è quello della sveglia che suona mezz’ora prima perché si accorge di un ingorgo stradale lungo il tragitto casa-lavoro che sono solito fare.

Se però parliamo di Internet of Things applicato all’industria manifatturiera, allora il discorso è un po’ diverso. In un post dello scorso anno definivo la Smart Factory (o Fabbrica 4.0) e le tecnologie dell’IoT in questo modo:

“Secondo la logica della Smart Factory le macchine saranno in grado di coordinarsi, comunicare e interagire fra di loro, condividendo informazioni e suddividendosi il lavoro, anche dal punto di vista del calcolo e del controllo. Le fabbriche, di conseguenza, saranno capaci di produrre senza scarti e senza sprechi di energia. Potranno trasformarsi, comunicare le anomalie e imparare dai propri errori. Saranno in grado di gestire grandi numeri con la massima accuratezza, avendo sempre meno bisogno di un intervento umano”.

Se mi soffermo a riflettere su questo tema ho l’impressione che – contrariamente a quanto molti affermano e cioè che l’Internet of Things è già qui e ora – si sia ancora un po’ ‘in alto mare’.

Tutto mi appare molto teorico, poco ricco di spunti pratici.

A parole ogni cosa appare piuttosto semplice e le possibilità infinite, ma se poi ci si sofferma un po’ di più sulla effettiva concretezza di questo ambito e delle tecnologie a esso correlate, tutto sembra ancora abbastanza indietro.
La conferma di quella che era più che altro una sensazione mi è arrivata a fine novembre in occasione della SPS IPC Drives di Norimberga, incentrata proprio sul tema dell’Industria 4.0. La nostra impressione è stata quella di aver riscontrato difficoltà nel riuscire a recepire esempi pratici. Per carità, si è sentito parlare parecchio di big data, cloud computing, dispositivi HMI, standard IEEE 802.15.4, e così via. Tutte soluzioni che però possono sembrare novità solo a chi non è addetto ai lavori.
Secondo uno studio portato avanti dal noto analista in campo IT Gartner l’Internet of Things in questo momento è suppergiù all’apice della curva delle aspettative degli addetti ai lavori, probabilmente in parte per il fatto che si tratta di un tema molto discusso. Detto questo, però, lo stesso studio Gartner stima che potrebbero volerci almeno ancora 10 anni per arrivare a una maturazione definitiva di questo contesto.

A mio avviso si sono comprese solo in parte le potenzialità dell’Internet of Things. E lo stesso vale per i limiti.

Prima di tutto va capito quali sono i costi. E poi vanno analizzati e affrontati i limiti tecnici effettivi. Un esempio pratico: la sede di MICROingranaggi è a Buccinasco, zona industriale alle porte di Milano dove non è ancora stata portata la fibra per la connessione a internet.
Quindi mi domando: quanto tempo occorrerà ancora prima che i big delle di questo settore creino le piattaforme, i protocolli e – più ingenerale – l’ecosistema infrastrutturale in grado di garantire la sicurezza dell’interazione tra oggetti diversi in tempo reale?
E ancora. Ammesso che lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche sia solo una questione di tempo, cosa accadrà e quali saranno i risvolti pratici di un’adozione solo parziale da parte del tessuto industriale (del nostro paese, ma non solo) di queste nuove tecnologie che, per loro natura, hanno tra i principali punti di forza proprio il fatto di collegare anche realtà industriali diverse?

Vi sembra un punto di vista in controtendenza? Forse. D’altra parte sono una persona dal forte senso pratico e, come tale, penso che l’Internet of Things al punto in cui si è arrivati ora sia un concetto ancora troppo astratto.
Per questo mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista in proposito: Internet of Things e Smart Factory, a che punto siamo?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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