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Il ruolo cruciale del controllo qualità nell’industria manifatturiera: perché è un dovere e non una scelta

Sento la necessità di tornare, ancora una volta, sul tema del controllo qualità. E in particolare sulla percezione che si ha di questo concetto nel nostro settore.
Mi spiego meglio. In linea generale le aziende manifatturiere di piccole dimensioni come MICROingranaggi vedono il controllo qualità come un passaggio indispensabile perché richiesto dalla clientela. Molte di queste stesse realtà si trovano, di conseguenza, a fare investimenti significativi per l’acquisto di macchine utensili tecnologicamente molto avanzate perché, a parer loro, sono sufficienti a garantire un livello qualitativo molto alto dei prodotti.

Come ho già detto, infatti, è usanza comune ritenere che basti avere una macchina moderna e tecnologicamente avanzata per produrre pezzi di alta qualità. Opinioni di questo genere, però, sono proprie di un tempo ormai passato, anzi passato remoto! E a mio parere sono assolutamente errate.
Non bastano macchinari di ultima generazione per ottenere un livello qualitativo elevato della produzione. È necessario invece dotarsi di strumentazioni adeguate anche per il controllo qualità.
In MICROingranaggi stiamo valutando, proprio in questi giorni, l’acquisto di un sistema automatico di controllo gestito da robot per la trasformazione, quando possibile, del controllo da soggettivo a oggettivo. Questo sistema andrebbe a implementare le strumentazioni della nostra sala metrologica.
Si tratta di uno strumento che – grazie a sensori, sistemi di visione artificiale e software specifici – consente di determinare in tempo reale se il prodotto controllato risponde alle specifiche richieste o se, invece, risulta essere in qualche modo difettoso e quindi deve essere scartato dalla produzione. Il controllo avviene sulla totalità dei pezzi e in base a criteri oggettivi e ripetibili quali il controllo di superficie, di presenza o assenza lavorazioni, verifiche dimensionali e così via. Strumenti come questo permettono di bypassare l’errore umano e, contemporaneamente, automatizzare il successivo imballaggio e confezionamento.

Un altro punto che ritengo estremamente importante in questo ambito è che, nel momento in cui immettiamo un prodotto sul mercato, siamo responsabili degli eventuali danni che possiamo arrecare nel caso di non conformità.
Pur non essendo la persona giusta per parlare di aspetti legali, credo inoltre sia opportuno evidenziare che il danno in questione non deve mai essere considerato proporzionato al valore del bene venduto. Non vale infatti la regola, come purtroppo sostengono alcuni colleghi, che a fronte di danni provocati da un prodotto difettoso venduto a pochi euro non si possano chiedere risarcimenti milionari. Questo a mio avviso è un concetto completamente sbagliato.

In sostanza dobbiamo tenere bene a mente che controlli di qualità ben eseguiti e soprattutto documentati sono, oltre che un beneficio importante per i nostri clienti, un ‘sistema di sicurezza‘ prima di tutto per noi produttori, perché possono diventare la nostra ancora di salvezza nel caso di contestazioni. E il Codice Civile lo conferma.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate in proposito. Quanto siamo responsabili di ciò che immettiamo sul mercato? E, inoltre, un eventuale danno deve o non deve essere considerato proporzionato al valore del bene venduto?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

2 risposte su “Il ruolo cruciale del controllo qualità nell’industria manifatturiera: perché è un dovere e non una scelta”

Sicuramente sì, il controllo di qualità è una necessità e, al tempo stesso, un dovere.
Una necessità verso se stessi e un dovere verso il destinatario del bene.
Una necessità per se stessi perché è fondamentale il controllo del processo produttivo al fine di porre rimedio ad eventuali errori, possibilmente in tempo reale.
Un dovere perché il cliente, il destinatario del prodotto, merita ogni attenzione e deve ricevere la merce rispondente alle specifiche richieste.
Osservazioni banali, se si vuole, ma da ricordare!
Piuttosto, mi incuriosisce il “sistema automatico di controllo gestito da robot” che MICROingranaggi intende installare a supporto della propria “sala metrologica” già di per sé ricca e dotata di strumenti di prim’ordine.
Mi pare di capire, dalla breve descrizione, che si tratta di “un’isola automatizzata” per il controllo in tempo reale della produzione di una macchina utensile sia essa una dentatrice piuttosto che una tornitrice o un centro di lavoro.
Da un punto di vista strettamente tecnico, l’idea mi attrae, mi affascina e la considero di alto livello tecnologico oltre che funzionale per lo scopo.
Da un punto di vista umano viceversa mi induce a qualche riflessione:
1. Il personale, di una qualsiasi azienda e non solo MICROingranaggi, è mentalmente pronto e preparato per accogliere il nuovo “intruso”?
2. Questo nuovo “dipendente” dovrà convivere con gli altri e, mi domando, avrà il giusto carattere per essere accettato?
3. Sicuramente non manderà nessuno a quel paese, Stefano compreso. Sarà estremamente ubbidiente, non farà storie di nessun tipo, sarà obiettivo nei suoi giudizi, ma… ma sarà giudice inflessibile, dirà “sì” o “no” e niente “nì”.
4. Grazie alle sue caratteristiche, sarà uno stacanovista, non farà “pause caffè” e… e soprattutto ruberà (se così si può dire) il lavoro ad un collega umano.
Per tutte queste ragioni, potrebbe suscitare, nell’ambito del personale, un atteggiamento di rifiuto, di non accettazione.
Si sa che, da che mondo è mondo, le nuove tecnologie, inserite nell’ambito della produzione, hanno sempre provocato reazioni negative.
Col tempo però queste novità diventano la norma, si finisce per accettarle, per apprezzarle e non solo.
Del resto, l’essere umano non è fatto per eseguire operazioni ripetitive e banali per tempi molto prolungati.
In riferimento ai due quesiti finali, io credo che chi immette sul mercato un qualsiasi prodotto è e deve essere automaticamente considerato responsabile dei danni provocati a terzi causa la non funzionalità del bene.
Sul quanto, credo anche che non possa esserci relazione diretta con il valore dello stesso.
Facciamo un esempio (credo possa servire per capirci meglio):
Il conducente di un minuscolo veicolo del valore di poche centinaia di Euro che investe un passante, causa il non funzionamento dei freni, può provocargli lesioni gravissime e permanenti.
In tal caso, il risarcimento è sicuramente legato al danno prodotto e non proporzionato al valore del mezzo che lo ha causato.
Cordiali saluti
Ottorino

Le tue osservazioni, caro Ottorino, sono sempre interessanti spunti di riflessione.
Quello che credo debba essere considerato prima di tutto è che l’eventuale inserimento di un sistema per il controllo oggettivo è una necessità imposta dal mercato che, sempre di più, vuole una qualità totale. Una necessità imprescindibile quindi, senza la quale non si potrebbe andare avanti.
E come fare per ottenerla? Ci sono attività che l’uomo non può compiere allo stesso livello di una macchina. Questo però, a mio avviso, non deve spaventare e non deve essere visto in modo negativo. Tutte le più grandi innovazioni tecnologiche che hanno caratterizzato la storia inizialmente hanno preoccupato. Ogni cambiamento spaventa. Ma poi, nella maggior parte dei casi, quando questo cambiamento diventa routine, ci si rende conto che in realtà era necessario per migliorare la situazione.
L’introduzione dei primi sistemi automatizzati nella produzione industriale ne sono un esempio, proprio perché hanno reso possibile la diffusione di massa.

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