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Dal settore Punti di vista

Come risolverei il problema del traffico a MECSPE e altre considerazioni

Ricordo ancora la potenza che quarant’anni fa esercitavano le grandi fiere di settore. La BIMU di Milano, per esempio. Erano eventi irrinunciabili: tutti ci dovevano andare e l’impatto generale che avevano era completamente diverso da quello di oggi, così come era differente il meccanismo della visita in fiera. Inoltre oggi i costi sono più alti e inevitabilmente chi espone (ma anche chi visita) deve fare delle scelte.
In un post di qualche tempo fa scrivevo che:
[…] l’epoca dell’ostentazione quasi forzata è tramontata; oggi le fiere devono essere la vetrina delle novità ed eventualmente della riproposizione del proprio ‘cavallo di battaglia’. Nulla di più”.

Resta comunque il fatto che, ben vengano i nuovi mezzi di comunicazione e la digitalizzazione che ci hanno permesso di fare enormi passi avanti, ma almeno ogni tanto una bella chiacchierata faccia a faccia ci vuole.

Socializzare è piacevole, mantenere rapporti umani fra le persone è importante. Anche in ambito lavorativo.

Prendiamo MECSPE per esempio. Tra colleghi, fornitori e clienti ho incontrato talmente tante persone che se avessi dovuto andare a trovarle personalmente, probabilmente non mi sarebbero bastati due anni.

MECSPE. Devo dire che anche quest’anno siamo stati soddisfatti nel complesso: ottima canalizzazione tematica, buona resa degli spazi interni, senza contare che, già pochi giorni dopo il nostro rientro, avevamo diverse richieste di offerta. Gli stessi organizzatori hanno parlato di 45.817 visitatori, a fronte di 2.051 aziende presenti su 105mila metri quadrati di superficie espositiva e questo non ha potuto che riversarsi positivamente anche su di noi.

MECSPE 2017 ha avuto un solo grande problema: il traffico. Entrare e uscire dal quartiere fieristico è stato piuttosto faticoso.

È molto probabile che chi è andato in fiera a Parma tra il 23 e il 25 marzo scorso si sia imbattuto nei chilometri e chilometri di coda lungo le uniche due strade di accesso al quartiere fieristico.
Sembra banale, ma non lo è. È un gran bene che ci siano manifestazioni come MECSPE che, pur crescendo, siano riuscite comunque a mantenere la loro essenza. Ma il problema del traffico non va comunque sottovalutato. Quali soluzioni?

Una potrebbe per esempio essere quella di spostare MECSPE in un’altra città, come Milano o Bologna. A patto che non si finisca per fare un doppione di manifestazioni già esistenti, magari incorrendo anche negli stessi errori degli organizzatori che purtroppo hanno portato questi eventi a “perdere qualche colpo” negli ultimi anni (costi troppo alti, servizio di ospitality non più al top, eccetera..).

Una valida alternativa potrebbe essere quella di aggiungere il quarto giorno. Una soluzione ideale per mantenere la location di Parma (che a mio avviso è in una bella posizione), diluendo e snellendo così il flusso dei visitatori. Di contro però, un giorno di manifestazione in più finirebbe per far lievitare i costi per gli espositori, con tutte le possibili conseguenze del caso.

C’è poi una terza soluzione che secondo me potrebbe essere quella vincente:

mantenere MECSPE a Parma, ma suddividere i Saloni tematici in due gruppi in modo da poter fare due edizioni della manifestazione, una in primavera e una in autunno.

Vi sembra plausibile? Si potrebbero raggruppare i saloni dedicati a macchine utensili, strumenti di misura e utensileria (quindi tutto ciò che riguarda la macchina utensile) e farne una edizione primaverile di MECSPE (evitando in questo modo anche sovrapposizioni con BIMU o EMO). In autunno, invece, si potrebbero unire i saloni dedicati a subfortnitura, power drive, stampi e additive manufacturing.

Cosa ne pensate?

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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