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È giusto “rubare” personale alle altre aziende?

Qualche tempo sono stato contattato su LinkedIn da un cacciatore di teste che mi ha detto: se lei ci dà il nominativo di una persona che vorrebbe nella sua azienda, oppure il ruolo che ricopre in una società specifica e ci dice quanto è disposto a offrire, pensiamo noi a contattare questa persona, a gestire la trattativa e a “portarla da lei”.

Ora so bene che, da che mondo è mondo,

i cosiddetti head hunter, o cacciatori di teste, sono sempre esistiti

e che il loro modus operandi prevede anche la dinamica che ho appena descritto. Pertanto non voglio apparire eccessivamente sorpreso o scandalizzato.
Ma, fatto sta ed è che questa in particolare è una pratica che mi lascia un po’ perplesso. Anzi, molto perplesso.

Così come non mi piace portare via personale ad altre aziende, magari semplicemente attraverso un contatto su LinkedIn e una proposta di lavoro particolarmente allettante.

Questa è la mia filosofia (e quindi anche quella di MICROingranaggi), nonostante spesso e volentieri le ricerche si rivelino estenuanti e poco profittevoli, soprattutto se parliamo di determinate figure professionali. Mi viene in mente, per esempio, il tornitore CNC che abbiamo assunto recentemente e a cui facevo cenno la scorsa settimana: un mese di ricerca e soli due colloqui. E LinkedIn stesso, contrariamente a quanto magari ci si potrebbe aspettare, non è stato di grande aiuto. Non nel nostro caso, quantomeno.

Vi pare un discorso eccessivamente buonista?

Io non direi proprio. La definirei, più che altro, una questione di etica professionale. Etica che non tutti hanno, ma il mondo è bello perché è vario e quindi è da mettere in conto anche questo.

Poi è chiaro che

se è il professionista stesso a contattarmi e a mandarmi il curriculum perché vuole cambiare lavoro, o perché vorrebbe andare in un’altra azienda, il discorso è completamente diverso. Perché è la situazione a essere completamente differente.

Il mercato del lavoro si muove, il desiderio di cambiare fa parte della natura umana, così come il voler fare nuove esperienze e crescere professionalmente, ed è giusto che sia così.
Quindi che venga in MICROingranaggi o che vada in un’altra azienda, se un professionista ha deciso di cambiare lavoro, lo farà comunque.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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