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Abbiamo abolito i voucher che funzionavano (anche se non alla perfezione) e creato un vuoto legislativo

Viviamo in un Paese dove la disoccupazione è all’11,9% e che sale addirittura al 37,9% se parliamo di quella giovanile. Abbiamo milioni di inattivi, per non parlare del precariato e soprattutto del lavoro nero. Trovo pertanto assurdo e ridicolo al tempo stesso che con tutti i problemi legati al mercato del lavoro italiano, si senta parlare ormai da mesi quasi solo di voucher, del fatto che siano stati “la nuova frontiera della precarietà”, e che quindi dovessero essere aboliti. Fino a venerdì scorso, quando è entrato in vigore il decreto legge che li ha abrogati definitivamente prevedendo una fase transitoria del loro utilizzo solo fino alla fine dell’anno.

Prima di tutto penso che la questione dei voucher in questo momento non dovrebbe essere uno dei problemi principali del nostro parlamento, poiché rappresentano una percentuale davvero minima del lavoro totale dell’Italia (nel 2015 era appena lo 0,23%).

Se però se ne deve comunque parlare, allora vanno fatte tutte le considerazioni del caso. I dati dimostrano che dal 2008 a oggi c’è stato un fortissimo incremento dell’utilizzo di questo strumento: in questi ultimi nove anni sono stati venduti 347 milioni di voucher (+27.000%) soprattutto nelle aree più industrializzate del nostro Paese come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Questo significa solo una cosa:

i buoni lavoro sono stati uno strumento che serviva e che mancava e che ha contribuito far emergere ed eliminare molto del lavoro nero purtroppo presente nel nostro Paese.

Stiamo parlando infatti di un sistema che per la prima volta è di fatto riuscito a tassare buona parte del lavoro occasionale che prima era al di fuori del sistema fiscale. Personalmente non ho mai avuto la necessità di farne uso, ma sono diverse le persone intorno a me che sono state retribuite in questo modo.

Quindi mi domando: quali saranno le conseguenze dell’abolizione dei voucher? È molto alto il rischio che torni ad aumentare il lavoro nero. Senza contare che tante persone addirittura non lavoreranno più.

I voucher hanno eliminato completamente il problema del lavoro nero? No, non è questo che ho detto.
E riconosco anche che purtroppo questo sistema aveva dei limiti e veniva spesso abusato o utilizzato in maniera illegale. Penso per esempio al cameriere occasionale pagato due ore con i voucher e le altre sei in nero, così da risultare in regola in caso di controllo pur lavorando per la gran parte del tempo in nero. E potrei fare molti altri esempi.
Usare i voucher in modo illegale non è giusto. Questo è indubbio.

E quindi? Questo sistema non va bene perché ha diversi limiti o territori grigi? Bene, cerchiamo di migliorarlo, ma non di eliminarlo direttamente senza avere sottomano una soluzione alternativa e definitiva. Siete d’accordo?

In questo momento infatti l’abolizione dei voucher lascia un vuoto legislativo.
Ultimamente si sta parlando di due possibili soluzioni, entrambe però con dei limiti. Da un lato i cosiddetti assegni di lavoro francesi (i chèques emploi), un sistema che dovrebbe riuscire a limitare gli abusi, ma che al tempo stesso rischierebbe di essere eccessivamente macchinoso e quindi usato meno. Dall’altro i mini-jobs tedeschi non troppo diversi dai buoni lavoro appena aboliti in Italia e che al momento sono molto criticati in Germania proprio per gli abusi che ne vengono fatti.

Morale: abbiamo appena abolito i voucher che funzionavano (anche se non alla perfezione) e non abbiamo un’alternativa concreta. Restiamo in attesa…

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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