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Dal settore Punti di vista

Perché le tempistiche di consegna sono sempre più strette?

Mi piacerebbe avere una vostra opinione su una situazione tipo che vedo verificarsi sempre più frequentemente. Una prassi comune iniziata alcuni anni fa (più o meno da dopo la crisi) e che purtroppo sta evolvendo sempre in peggio. Mi riferisco alla

esigenza della maggior parte delle aziende manifatturiere di azzerare i propri magazzini. Una necessità che finisce per dettare ai fornitori di tali imprese tempistiche di consegna sempre più ristrette al punto da diventare davvero difficili da gestire.

La situazione classica in cui ci si trova è questa: l’azienda manifatturiera in questione chiede un preventivo a un fornitore per esempio di componenti meccaniche (come potremmo essere noi), il quale emette un’offerta su cui è indicata una data di consegna precisa. A questo punto si delineano due possibili scenari.
Nel primo caso il cliente accetta il prezzo e le condizioni di massima, ma non i tempi di consegna che – sulla base delle sue esigenze – devono necessariamente diventare più corti.
Nel secondo caso, invece, il cliente emette immediatamente l’ordine fornitore, accettando e sottoscrivendo prezzo, condizioni generali di vendita e tempi di consegna. Ma, inevitabilmente, alcuni giorni dopo l’inizio dei lavori, chiama il produttore chiedendo tempistiche di consegna inferiori a causa di un imprevisto.
Entrambe le situazioni portano inevitabilmente a discussioni che durano settimane e che posticipano la partenza (o l’avanzamento) dei lavori, a fronte di una data di consegna invariata.

Vi ritrovate in queste situazioni? Vi sono mai capitate?

Il risultato non cambia e le dinamiche alla base sono sempre le stesse: l’azienda manifatturiera in questione azzera il proprio magazzino con la conseguente impossibilità di far fronte autonomamente a picchi di vendita (nonostante il momento storico attuale veda un mercato soggetto a un andamento sempre più irregolare). A questo si aggiunge l’incapacità di tali aziende di pianificare gli ordini fornitore, portandole immancabilmente a richiedere e acquistare la merce quasi unicamente al momento del bisogno, finendo così per dettare ai fornitori tempistiche eccessivamente strette al punto da non essere eseguibili.

In MICROingranaggi viviamo situazioni come questa quasi ogni giorno e abbiamo a che fare con clienti che ci dicono che dai loro commerciali hanno una visibilità di 15 giorni al massimo.
Quali possibili soluzioni? Da parte di noi fornitori nessuna, perché possiamo anche essere bravissimi e preparatissimi a gestire le emergenze, ma non possiamo più farlo nel momento in cui diventano la quasi totalità del nostro lavoro. Possiamo decidere di investire in macchinari e attrezzature da adibire alle emergenze, ma anche questo ha un limite.

Molte realtà vorrebbero che fossimo noi fornitori a fare i magazzini al posto loro, senza però assumersi la responsabilità economica di garantirci il ritiro della merce. Vien da sé che richieste del genere diventano ingestibili nella maggior parte dei casi. Prendete l’esempio di MICROingranaggi: noi ci troviamo molto spesso a produrre pezzi partendo da disegni tecnici forniti dal cliente. Cosa succede se tale progetto viene modificato quando la produzione è già stata avviata?

Questa dinamica lavorativa non può funzionare. Penso che qualcuno – in determinati punti della catena produttiva – dovrebbe assumersi delle responsabilità, altrimenti si finisce in un loop senza fine, che sfocia in continui conflitti quotidiani fra le imprese. Conflitti che si riflettono inevitabilmente su tutto il resto, impedendo di lavorare serenamente, creando difficoltà nella gestione delle altre commesse, provocando attriti interni fra colleghi, e così via.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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