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Punti di vista

Il caso Volskwagen mi lascia davvero incredulo

È passato più o meno un mese dallo scoppio del caso Volkswagen, ma in questo blog non ne abbiamo mai parlato. L’ultima notizia in ordine di tempo è che pare che i grandi azionisti della casa automobilistica tedesca abbiano intenzione di intentare una causa da 40 miliardi di euro. Ora, senza entrare nel merito dei fatti di cronaca di questi ultimi giorni, quello che mi viene da dire in generale su quanto successo è che provo una sensazione di fortissima incredulità. Mi sembra talmente assurdo quanto è accaduto, che a volte mi viene da pensare che si tratti di qualcosa di irreale. Ma non è così, è tutto verissimo. Non mi riferisco tanto al fatto in sé, quanto piuttosto alla truffa portata vanti da un colosso come Volkswagen.

Partiamo dal presupposto – giusto o sbagliato che sia, non è di questo che voglio parlare – che la normativa Euro 6 che, tra le altre cose, ha imposto una stretta ai livelli di NOx sia stata un po’ eccessiva, o quantomeno discutibile. Partiamo dall’assunto che si sia trattato di una imposizione che ha portato – più che altro – a un significativo incremento dei costi per le case automobilistiche che si sono trovate a dover dotare le auto prodotte di particolari e complessi sistemi per il gas di scarico e, conseguentemente, a dover vendere al pubblico veicoli meno convenienti dal punto di vista economico.
A fronte di una tale imposizione, mi sarei aspettato che i costruttori di automobili (o perlomeno alcuni di essi) avessero fatto fronte comune protestando contro l’Epa, la United States Environmental Protection Agency per quanto richiesto. Mi sarei aspettato anche che avessero dato il via a campagne volte coinvolgere e informare il consumatore finale, mettendo nero e su bianco le nuove normative imposte dall’Epa e i costi che ne sarebbero scaturiti. Costi che sarebbero inevitabilmente finiti per pesare proprio sulle tasche del consumatore finale. E invece no. Nulla di tutto ciò pare essere avvenuto. Al contrario, sembrava che tutti si fossero adeguati senza particolari problemi.

Poi però un colosso indiscusso come Volkswagen – e tra qualche tempo sapremo se sarà effettivamente stato l’unico caso o il primo di una serie – ha sviluppato un software basato su un complesso algoritmo, capace di comprendere quando il veicolo è in fase di test e quando, quindi, limitare le emissioni di ossidi di azoto tramite interventi mirati su alcuni parametri del motore e della centralina.
Io conosco abbastanza bene il settore automotive, perciò non mi è difficile immaginare che la realizzazione di un sistema così complesso abbia coinvolto una quantità enorme di persone in azienda. Un numero elevatissimo di professionisti. Ciò che quindi mi lascia questa forte sensazione di incredulità è: ma come potevano pensare che non venisse fuori? Penso per esempio al caso di un collaboratore con il quale i rapporti di lavoro si interrompono malamente. O a quello di un dipendente che va a lavorare per un’altra azienda. Senza contare il discorso dello spionaggio industriale che – in un settore come quello dell’automotive soprattutto – c’è sempre stato e sempre ci sarà. Davvero i vertici di Volkswagen erano convinti di riuscire a tenere nascosta una truffa di questa portata?

E adesso cosa accadrà? Dal punto di vista economico, secondo me, è probabile che ne vengano fuori bene: pagheranno ciò che dovranno, probabilmente anche con aiuti non ufficiali da parte del Governo tedesco, e chiuderanno lì la faccenda. Ma dal punto di vista morale? Io penso che faranno ben più fatica a rialzarsi. Il tedesco – da che mondo è mondo – è sempre stato un modello sociale di rettitudine, integrità, onestà, serietà professionale, apparente incorruttibilità, qualità del prodotto. È inevitabile che questo finisca per ripercuotersi anche su tutti gli altri settori. Siete d’accordo?
Più o meno in concomitanza con l’esplosione del dieselgate mi è capitato di trovarmi all’estero per alcuni giorni e, pertanto, di trovarmi a guardare i canali tedeschi per sentire cosa i telegiornali dicevano a proposito dello scandalo Volkswagen. Nulla. Non ne parlavano assolutamente…

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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