Categorie
Punti di vista Tecnicamente parlando

Cosa significa definire un brief di progetto completo

Le gambe vanno dove volge lo sguardo, dice uno dei tanti proverbi cinesi. È così per molti aspetti della vita e lo è anche quando ci si appresta a definire un brief di progetto prima di iniziare un lavoro di ideazione e sviluppo.

La settimana scorsa dicevamo che non possiamo correre il rischio di portare avanti un lavoro di progettazione senza avere ottenuto chiaramente tutte le specifiche di progetto, perché questo ci farebbe rischiare di consegnare al cliente un risultato non corretto o comunque non in linea con quanto richiesto.

Quando si definisce un brief di progetto di solito si cerca di ottenere dal cliente una sorta di capitolato con tutte le informazioni tecniche che riteniamo necessarie (durata, condizioni ambientali e così via) e, con questi elementi, si inizia a sviluppare una prima parte del progetto. Accade molto spesso però che, quando si arriva a metà del lavoro, il cliente ci passi informazioni nuove: “Non so se te l’avevo detto, ma quell’ingranaggio deve resiste a una temperatura di 200°C”. Per un progettista questo potrebbe significare il dover rifare gran parte del lavoro.

Quindi – in sede di brief di progetto – non solo è necessario fare tutte le domande del caso, ma bisogna avere la capacità di capire e prevedere quali essenziali informazioni il cliente potrebbe omettere in quel momento perché magari non pensa siano così importanti o perché potrebbero essere riservate. Purtroppo in questi casi un lavoro invasivo con chi abbiamo di fronte è più che necessario. Anche perché va considerato che, nel momento in cui andiamo a progettare un oggetto comune, possiamo facilmente intuire le informazioni di contorno non specificate, ma non è sempre così e nella maggior parte dei casi è il cliente a conoscere meglio di noi progettisti l’applicazione specifica per quel prodotto e quindi il suo supporto diventa fondamentale.
Vi faccio un esempio pratico. Qualche tempo fa ci è capitato di progettare una pinza tronchese elettrica per il taglio e la spelatura dei cavi elettrici. E fin qui nulla di strano: come funziona uno strumento del genere e in quali condizioni non è difficile da immaginare. Il cliente però, in sede di brief, ci ha fatto notare un dettaglio curioso a cui noi non avevamo pensato proprio perché non conoscevamo così bene quel caso applicativo: capita spesso a chi fa questo lavoro che lo strumento che sta utilizzando gli sfugga di mano cadendo al suolo (spesso anche da una discreta altezza). Da queste informazioni quindi abbiamo desunto che quell’attrezzo avrebbe dovuto essere particolarmente robusto.

Un buon brief di progetto quindi generalmente dovrebbe permetterci di raccogliere due macro-categorie di informazioni.
Da un lato indagherà tutti i modi in cui il prodotto che sto progettando si interfaccerà con il mondo esterno. Quindi: chi ne produrrà le parti, chi le assemblerà, chi confezionerà il prodotto, chi lo utilizzerà, chi lo dovrà disassemblare e smaltire. Dall’altro lato dovrà invece esplorare l’ambiente in cui andrà a operare e le relative condizioni (temperatura, umidità, e così via).

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *